Talamonti della Confesercenti: «Camerieri e barman introvabili: tra chi cambia mestiere e i bamboccioni, i titolari si salvano solo con i dipendenti storici»
SAN BENEDETTO – Magari sarà anche la denatalità che comincia a farsi sentire o la scarsa propensione alla fatica ma anche sulla Riviera delle palme riuscire a trovare un barman o un cameriere è diventata una caccia al tesoro. Eh sì che questo per molti – ormai ex – ragazzi della generzione boomer è stato il primo lavoretto, da fare d’estate, premio a un percorso di studi senza sbavature «oggi se si lavorano 5 mesi d’estate poi si ha diritto alla disoccupazione».
A parlare è Giuseppe Talamonti, più noto come Peppe Papillon, che dà lavoro a una cinquantina di persone nelle sue 4 strutture. Oltre a quella che gli ha affibbiato il nickname, infatti, gestisce il bar dell’ospedale di Ascoli, quello del centro commerciale Al Battente e lo storico pub Dublin House oltre a un laboratorio che li serve tutti. «Dopo la pandemia – spiega colui che è anche presidente della federazione provinciale dei pubblici esercizi della Confesercenti picena – la situazione è precipitata. Con le nostre attività chiuse il personale ha scelto altre strade: sono diventati autotrasportatori, operai e comunque dovevano sbarcare il lunario in qualche modo. Oggi quindi non c’è più nessuno – o pochi – disponibile sul mercato». Ma non è l’unico motivo per il quale il personale scarseggia, perché si sarebbe potuto rimpiazazre con le giovani leve.